sabato 28 novembre 2009

' U Stazzuni

Il termine è il luogo della lavorazione dell'argilla per la realizzazione di vasi, mattoni ecc. e stazzunara sono gli artigiani addetti alla realizzazione dei manufatti di terracotta. Lu mastru stazzunaro è un vero maestro del tornio, che nell'uso sapiente di questo particolare strumento e nella scaltrita conoscenza delle tecniche di tornitura esplicita un patrimonio culturale di maggiore spessore e complessità. Negli anni trenta - quaranta erano in attività Federico Vanella, Pietro Ingarra, Paolo Fascella e Nino Sforza. Nel quartiere Mulino a vento erano ubicate le fornaci di numerose famiglie, come quella dei Nastasi, dei Castigione, degli Stassi, dei Cremona e dei Grimaudo e quella dei Rubino. Attualmente l'unico rimasto è quello di via Marsala un tempo gestito da mastru Turi Rubino, oggi dal figlio. Le ubicazioni erano in relazione ai luoghi di estrazione della materia prima e dalle fonti di approviggionamento dell'acqua e in parte dalle vie dicomunicazione che favorissero la commercializzazione. Spesso l'attività che si svolgeva da aprile ad ottobre, veniva integrata con seconda attività, quasi sempre agricola, che si svolgeva da novembre a marzo. (Chi volesse approfondire l'argomento può farlo leggendo il libro di Tonino Cusumano "La terra e il fuoco")
Il reportage fotografico è stato da me eseguito negli anni 70

Fornacei Rubino - via dei Ciclopi (adiacente la via Marsala)


La creta

Panoramica dall'alto - Essiccamento dei manufatti



Mattoni essiccati e posti in deposito, pronti per la fornace

Pinnata e manufatti in essiccamento

Un fedele compagno di lavoro per preparare la materia prima









Piccolo lavorante che immette la creta nell'apposita macchina per ottenere un impasto compatto...

... duttile e pronto per consegnarlo per il lavoro definitivo



La creta impastata pronta per la lavorazione sotto la pinnata. Dal punto di vista chimico le argille sono silcati idrati d'alluminio. L'argilla è da cunzari e da allatinari (da addomesticare e rendere duttile e manipolabile). Dalle nostre parti l'argilla si estrae dalle cave nella valle del Belìce.


Altro lavorante che si prepara











Salvatore Rubino, mastro vasaio

Quella del vasaio è un’arte che si tramanda da millenni, In epoca pre e protostorica il vasaio usa l’argilla così come la trova in natura e, dopo una depurazione sommaria, passa direttamente alla modellazione. In epoca storica, invece, si pone maggior attenzione alla granulometria dell’argilla, in quanto il prodotto finito non deve essere solamente funzionale, ma anche gradevole alla vista. E, così, dagli impasti molto grossolani con cui sono realizzati i vasi più antichi, ottenuti direttamente con l’argilla estratta dalle cave senza operare nessuna scelta qualitativa, si passa ad impasti meno rozzi che contengono argilla “più pulita”, fino ad arrivare alla cosiddetta “argilla figulina”, cioè ad un amalgama che, prima della modellazione, viene sottoposto ad una serie di operazioni finalizzate all’eliminazione di qualunque particella estranea (pietruzze e detriti vari) presente nelle zolle di argilla, attraverso sistemi quali la setacciatura, la levigazione in acqua corrente e la sedimentazione in acqua ferma. Si procede poi alla modellazione, oggi chiamata “foggiatura a mano”, con l’ausilio delle sole mani senza alcuna attrezzatura, perché era sufficiente rendere concavo, attraverso la pressione delle mani, un pane di argilla, che era poi ulteriormente sagomato e rifinito. Da queste prime ed elementari tecniche si passa a quella molto più precisa del tornio (greco “trochos”; latino “rota figularis”): solitamente verticale, esso è costituito da un asse che collega un piatto circolare superiore con un disco inferiore in legno che viene fatto ruotare con i piedi, dandogli la velocità necessaria per far “montare” il pezzo. A foggiatura finita il vaso è posto ad essiccare, per fargli perdere l’acqua in eccesso. Si applicano successivamente eventuali rivestimenti e la decorazione, praticando con un arnese appuntito delle incisioni più o meno profonde. Si passa, quindi, alla cottura, che avviene in appositi forni ad una temperatura, che, spesso, oltrepassa i 1000 °C. I risultati di questo processo produttivo sono di una bellezza che lascia a bocca aperta. I primi manufatti in ceramica appartengono al periodo Neolitico, risalenti al secolo XI a.C. e rinvenuti in Giappone e in Cina. Tra il IX e l’VIII secolo a.C. la ceramica viene prodotta prima nell’area mediorientale, nella cosiddetta “mezzaluna fertile” (le moderne Iran, Irak, Turchia e Palestina), poi si diffonde nel “mondo mediterraneo”, specialmente nell’antica Grecia, che ha prodotto una notevole influenza su tutto l’Occidente e, quindi anche sulla nostra Calabria. Grande e variegata è stata la produzione di ceramica, con la quale sono stati realizzati ornamenti, opere d’arte e di culto (statue, sarcofagi), materiali per l’edilizia (mattoni, tegole, piastrelle, tubature), attrezzi da lavoro (pesi da telaio, fornelli, anfore, mortai, lo stesso pentolame, scodelle, brocche).

Filippo Rubino (figlio, continuò la tradizione di famiglia fino al 2017)

Nel pomeriggio di oggi 21 marzo 2017, intorno alle ore 15.30,  è deceduto all'interno della azienda Filippo Rubino di 69 anni. Salito su una scala, per cause in fase di accertamento, forse colto da un malore, si è accasciato sula coclea, il rullo che poi va a scaricare il materiale argilloso all’interno di una pressa. Incidente sul lavoro o malore improvviso?


Poesia
Ciatò supra la crita e fici l’omu...
«Ha travagghiari, omu, cu suduri!»
E l’omu s’arrabbatta pi campari,
e puru di la crita iddu si servi
comu fici lu Granni Stazzunaru.
Ma pi fari chi cosa, criaturi?
Iddu è na cosa nica, un cicercu,
è na muddica di lu pani santu.
Eppuru cu la crita iddu cci campa.
Lu pedi nto pidali di lu tòrniu,
li manu ch’accarizzanu la crita
- vagnata ed allisciata cu mastria -
assemi a lu suduri chi l’allustra
vannu figghiannu bbùmmuli e lanceddi,
e ggiarri cu quartari e varilocchi,
e canali e maduna e tanti lemmi.
E lu cori s’allarga di prijzza...
Lu Granni Stazzunaru fici l’omu,
lu stazzunaru nicu fa lanceddica,
chini d’acqua, astutanu la siti
di cu di crita è fattu e d’idda campa.
                          Biagio Scrimizzi

1 commento:

  1. Grazie! Ho cercato un articolo su questo argomento!
    Frank lovisolo
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