domenica 22 aprile 2012

Mestieri estinti: Guarda fili

Era l'operaio addetto alla sorveglianza ed eventualmente alla riparazione delle linee aeree elettriche, telegrafiche e telefoniche, e, in certi ambiti, anche, della rete aerea delle ferrovie e delle tranvie elettriche. Aveva il compito di individuare, a vista, percorrendo il tracciato di una palificazione, guasti ai circuiti aerei causati da rotture e provvedere di conseguenza. Fino a qualche decennio orsono (molto raramente oggi), i tralicci venivano montati pezzo per pezzo, procedendo dalle fondamenta verso la cima. Attualmente i tralicci e i sostegni tubolari vengono assemblati trasportando sezioni premontate, trasportate e montate con l'ausilio di gru o elicotteri. Una volta eretto il traliccio, si passa alla fase di posa del conduttore, che viene trainato per mezzo di una apposita "fune di traino". Attraverso dei caterpillar si passa alla fase di tesatura, che permette di tendere (e sollevare) il conduttore fino alla quota desiderata. Quindi la vecchia romantica figura del guardia fili è andata in pensione, per sempre.
1955/56
Vito Bertuglia, Lorenzo Piazza

Vito Bertuglia
Lavori per conto delle Poste Italiane


Lorenzo Piazza



Una visione del palo negli anni cinquanta davanti alla chiesa di San Vito extra moenia

Traversata per raggiungere Pantelleria
Vito Bertuglia, Tommaso Lanza, Giuseppe Anzelmo 

Pausa pranzo
Vito Bertuglia, Giuseppe Anzelmo, ?, Tommaso Lanza

Boa di galleggiamento per il cavo sottomarino Mazara-Pantelleria
Pino Anselmo, Michele Sacco, Vito Castelli, Tommaso Lanza, ?, Vito Bertuglia, 


Michele Sacco, Vito Bertuglia


Pino Anselmo, Vito Bertuglia, Tommaso Lanza


Si parte per raggiungere il posto di lavoro

Scavi per una palificazione
Si riconoscono: Aiello, Tommaso Lanza, Vito Bertuglia






Michele Sacco

Trasporto pali




Palificazione di una strada


Squadra operativa in tenuta invernale

Foto spiritose per esorcizzare la fatica
Vito Castelli

Vito Castelli







Michele Sacco



... amici anche dopo il lavoro

Ricordo con i familiari 
Michele Sacco, Vito Castelli, Giacomo Anselmo, Vito Castelli


Ho ricevuto questa poesia che ho il piacere di pubblicare (anche se non si tratta di un mazarese)

Queste poche righe di ricordo sono dedicate a tutti i Guardafili telegrafici e, in particolare, a mio nonno Antonino De Lorenzo nato a Reggio Calabria che, per quasi tutta la prima metà del Novecento, è stato uno di loro:

Nonno Nino 

Sui calzari, staffe dentate; 
e poi cinturone a catena, 
gambali e mantellina cerata 
a riparar, da solo, 
linee telegrafiche. 

Battean forte, sovente, 
la pioggia e il vento. 
Tu nonno, in cima a quei pali, 
eri più vicino al cielo. 
Alfonso Gravino

giovedì 12 aprile 2012

Spacca pietre

Mestiere duro e pesante, decisamente monotono, costringeva a restare curvi ed a battere con un pesante martello (mazzotto) su pietre di media dimensione, per ridurle a brecciame piú o meno sottile con cui pavimentare a secco i piani stradali, (lu bracciali o meglio brecciali), creando anche un piani di drenaggio. Esposto a tutte le variazioni climatiche, protetto da una paglietta o da copricapi precari (bandane, o fazzoletti annodati ai quattro lati) e di ripiego, correva costantemente il rischio di essere ferito agli occhi da inevitabili schegge o di colpire, per stanchezza, un dito della mano che teneva ferma la pietra da frantumare. Segni inequivocabili della sua fatica erano l’ingrossamento deformante del braccio che picchiava dall’alba al tramonto e la pelle del suo viso bruciata dalla canicola o dal soffio gelido della tramontana.
Pochi minuti di intervallo, a metà giornata, per consumare il modestissimo pasto portato da casa nella gavetta e per bere qualche sorso d’acqua dalla borraccia.
Il lavoro veniva ricompensato non sul tempo impiegato ma sulla quantità di brecciame prodotto, ricavata da un’apposita misura. Il lavoro era povero di una povertà non solo esteriore ma anche interiore, la foto esprime un abbrutimento non solo materiale ma anche psicologico. La realtà sociale e il futuro di quei lavoratori era segnato, anche se la nobiltà di un lavoro che, seppure modesto, è comunque, un momento di nobilitazione umana, ma socialmente poco edificante. Ci ricorreva chi era disperato o in attesa di altra occupazione, anche se, qualcuno era costretto a lavorarci a vita!

lu spaccapetri

1966 - Schiacciasassi 
Non poteva mancara a completamento dell'opera "lu scacciabalati"

Macchina munita di un pesante rullo metallico, usata nei lavori stradali per spianare la pavimentazione. (Nella foto Gaspare Tedesco)

martedì 10 aprile 2012

Viaggio della Speranza

Il Glaucoma congenito è una patologia oculare, determinata da un difetto già presente alla nascita cioè una malformazione nell'angolo della camera anteriore dell'occhio, che comporta uno squilibrio tra il liquido normalmente prodotto e quello riassorbito, con un conseguente aumento della pressione endoculare. L'ipertensione all'interno del globo oculare danneggia irreversibilmente la retina ed altre strutture dell'occhio, portando a cecità (ne sono affetti un nato vivo ogni diecimila, nella quasi totalità dei casi è bilaterale, talvolta non necessariamente in modo simmetrico).
Soffrire di Glaucoma congenito, nel 1962, era una vero dramma, in special modo se si abitava nel profondo Sud. Questa sfortunata circostanza è capitata ad un nostro piccolo concittadino, che è stato uno dei primi, se non il primo, che ha usufruito, nella nostra comunità, di un "viaggio della speranza" verso uno dei Santuari Sanitari. Il piccolo nato il 26 febbraio 1962, presentò subito i segni della malattia, i genitori mamma casalinga e papà onesto lavoratore, non avevano i mezzi economici necessari per fargli effettuare il delicatissimo intervento chirurgico necessario, presso uno dei pochi centri al mondo capaci d'eseguire tale operazione chirurgica. La generosità del popolo mazarese di allora consentì che si realizzasse il sogno di ricoverare il piccolo in una clinica di New York dove, proprio un italiano, l'alcamese prof. La Rocca, si offrì di eseguirlo. Furono celermente raccolte delle somme di denaro. Un tempo le cose si facevano per bene, infatti, chi effettuava la questua veniva scortato dai vigili urbani, per suggellare la veridicità e l'ufficialità dell'evento (allora non vi era un grande sviluppo dei mass media). Il presidente della Regione offrì il contributo di 50.000 lire, una sottoscrizione tra gl'impiegati comunali fruttò 80.000 lire. Anche l'Amministrazione comunale dell'epoca si mise a disposizione, stanziando la somma di lire trecentomila, ma per motivi tecnici di cui non conosciamo le cause, la somma, al ritorno, non venne più erogata. Il piccolo con la mamma e un parente prossimo partì alla volta dell'America con volo sella compagnia di bandiera (che non volle offrire un biglietto gratuito). Fu operato gratuitamente dal prof. siciliano il quale, pur avendo eseguito un intervento tecnicamente perfetto, per le conoscenze chirurgiche dell'epoca, dimise il piccolo annunciando alla mamma che il bambino alla pubertà avrebbe perso la vista, cosa che regolarmente avvenne. il chirurgo si prodigò anche con il presidente italo-americano del Lavoro, il quale subito rispose "Caro dottore, faccia pure l'intervento, io m'impegno a raccogliere le spese di degenza, non importa quale sia l'ammontare". Il piccolo Giovan Battista Asaro, oggi un uomo di oltre cinquant'anni, è non vedente e fa il centralinista presso il nostro Comune. Il ritorno avvenne tramite una delle navi della Compagnia Costa che offrì gratuitamente il viaggio. Le foto che seguono sono un ricordo di una commovente avventura e della generosità di un popolo, quello mazarese, che nei momenti critici, riesce a trovare la sua anima altruista e nobile.


L'arrivo dall'America
Giuseppa Catania con in braccio il piccolo Giovan Battista Asaro

Il ritorno in nave
Sala relax


In sala da pranzo

il ritorno 


17/11/1962

Il sindaco pro tempore Nicolò Bianco (1925-2002)
Accoglie nella propria stanza i signori Asaro al ritorno dal Nuovo Continente

Un gruppo d'impiegati comunali
Pino Pavia, Gaetano Tumbarello, Gaspare Mistretta, Modesto Serra, Angelo Villani (veterinario comunale), Maria Boscarino, Pino Bonanno, Francesco Carobelli, Michele Agueci 


Giuseppa Catania con in braccio il piccolo Giovan Battista Asaro


Il sindaco, da buon papà, ha voluto tenere in braccio il piccolo per una foto ricordo


Don Paolo Milazzo, Valerio Bandini

Il sindaco con Elena Lombardo Barbera, corrispondente locale del Giornale di Sicilia

Una piccola folla, i rappresentanti delle forze dell'ordine (Guardia di Finanza), L'economo comunale Modesto Serra, L'assessore socialista Calogero Anselmo, l'usciere Carobelli, il papà Salvatore, lo zio Pietro Catania, e altri parenti

Due bimbe, Diana Hopps e Graziella De Gaetano, offrono al piccolo dei doni tra cui degli indumenti e dei giocattoli, in rappresentanza di tanti scolari generosi. Si notano il Ragioniere Capo del Comune Michele Agueci, il figlio della giornalista Roberto Barbera





Salvatore Asaro, Giuseppa Catania, il piccolo Giovan Battista, Elena Lombardo Barbera, Silvestro Mirasolo 

Valerio Bandini (direttore del Banco di Sicilia)


Asaro, Alberto Rizzo Marino, Nicolò Bianco, Giuseppa Catania, Giovan Battista e Salvatore Asaro, Alberto Burgio, Calogero Anselmo

Foto ricordo con i rappresentanti della Stampa locale
Nino Giaramidaro, Pino Inzerillo, Elena Lombardo, Silvestro Mirasolo, Nicolò Vella, Nino Tumbiolo

Sulla via del ritorno a bordo della turbonave "Leonardo da Vinci". Il piccolo vede per la prima volta un giocattolo

Qualche immagine della vita di Giovan Battista
con la mamma





i primi passi









Assieme al cane guida


con un gruppo di ipovedenti e i preziosissimi cani