domenica 8 aprile 2012

Il cordaro

Il mestiere del funaio o cordaro è antico quasi quanto l'uomo. Arte plurimillenaria fondata su una tecnica manuale di estrema facilità, in cui intervengono due componenti il giunco (che deriva dal verbo giungere ossia legare) e dal meccanismo della ruota. Per ovvi motivi il lavoro si svolgeva all'esterno per poter distendere i fili, intrecciarli e ritorcerli. Si diventava cordai per tradizione familiare. L'utilizzo del meccanismo era peculiare il cordaio con passo cadenzato all'indietro e particolari movenze intrecciava la fibra facendola scorrere sul palmo della mano. Questo procedimento ha generato anche un detto popolare: "si peggiu di lu curdaru, inveci d'iri avanti va narrè". Questa locuzione era spesso rivolta dai padri ai figli che andavano male a scuola, ma poi si è estesa a tante altre esternazioni. Il cordaio con la sua inseparabile e grande ruota, costruita rigorosamente in ferro e legno, e con i suoi attrezzi del mestiere durante le faticose ore di lavoro era attorniato da curiosi e da tanti ragazzini che per qualche centesimo di lira o un pezzo di pane si prestavano, a turno, a far girare la ruota. Si diventava, quasi sempre, cordai per tradizione familiare. L'incalzare della moderna tecnologia ha fatto scomparire questa attività artigianale. 
Gli ultimi che praticarono questa arte, in città, furono i componenti della famiglia Parrinello, abitante in via Cesare Cantù, composta dal padre Vito e dai figli Leonardo, Ignazio, Calogero e Pasquale, svolgeva questo mestiere. Le due foto che seguono mostrano due momenti della loro attività.
Gli ultini cordai
Vito Parrinello (con la coppola) e il figlio Leonardo (con il basco)


Giovanni Pantino, Nino Maltese, Leonardo Parrinello (maestro cordaio), Vito Gallo

Questa foto (non di Mazara) la pubblico perchè consente di vedere meglio l'attrezzo usato e il suo utilizzo. Notate il ragazzino che si presta a fare da forza motrice

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