Origini
1867 - Colera in città
1803 - Un documento attestante la presenza di navi corsare in Sicilia. Da Siculiana una notizia riguardante Mazzara
Chi sei, da dove vieni e dove vai? Era questo ciò che si sentiva chiedere
chi, viaggiando, arrivava ad un posto di confine. E che documenti doveva
presentare per poter oltrepassare quella linea?
Questo prezioso documento dell'epoca documenta cosa occorreva per spostarsi da un confine all'altro.
In antico era necessario per potersi spostare, legalmente, anche, all'interno del Regno d'Italia.
Gli abitanti delle zone ancora non legalmente annesse necessitavano di un apposito lasciapassare denominato "passaporto interno", in seguito "carta di passaggio", con validità limitata ad un anno.
Gli abitanti delle zone ancora non legalmente annesse necessitavano di un apposito lasciapassare denominato "passaporto interno", in seguito "carta di passaggio", con validità limitata ad un anno.
Il passaporto: concessione al suddito di abbandonare il territorio con
richiesta agli altri Stati di accordare libero passaggio al titolare del
documento o la concessione allo straniero di entrarvi e soggiornarvi. Il
passaporto, allora come oggi, significava accesso, sicurezza, libertà di
viaggio e tutela. Al contrario, la mancanza di un passaporto significava
essere un fuorilegge e implicava il divieto di oltrepassare i confini. Questi
primi passaporti, rilasciati solo per un periodo di tempo molto limitato e,
generalmente per un singolo viaggio erano più simili ai moderni visti
d'ingresso (cioè permessi di accedere in un territorio, per un certo periodo
di tempo e per determinati fini) che agli attuali passaporti, la cui funzione
primaria è di provare l'identità e la nazionalità del portatore.
I primi titoli di viaggio erano legati al trasporto delle merci, infatti il
documento più antico rinvenuto è una licenza di trasporto di vino,
frumento e capponi del 1469 concessa dal Duca Borso a Giacomo
Condolmieri di Colombaro per trasportare le merci a Ferrara
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