domenica 30 agosto 2009

Lettere

Origini

1867 - Colera in città

1803 - Un documento attestante la presenza di navi corsare in Sicilia. Da Siculiana una notizia riguardante Mazzara








Chi sei, da dove vieni e dove vai? Era questo ciò che si sentiva chiedere chi, viaggiando, arrivava ad un posto di confine. E che documenti doveva presentare per poter oltrepassare quella linea?
Questo prezioso documento dell'epoca documenta cosa occorreva per spostarsi da un confine all'altro.
In antico era necessario per potersi spostare, legalmente, anche, all'interno del Regno d'Italia. 
Gli abitanti delle zone ancora non legalmente annesse necessitavano di un apposito lasciapassare denominato "passaporto interno", in seguito "carta di passaggio", con validità limitata ad un anno.

Il passaporto: concessione al suddito di abbandonare il territorio con richiesta agli altri Stati di accordare libero passaggio al titolare del documento o la concessione allo straniero di entrarvi e soggiornarvi. Il passaporto, allora come oggi, significava accesso, sicurezza, libertà di viaggio e tutela. Al contrario, la mancanza di un passaporto significava essere un fuorilegge e implicava il divieto di oltrepassare i confini. Questi primi passaporti, rilasciati solo per un periodo di tempo molto limitato e, generalmente per un singolo viaggio erano più simili ai moderni visti d'ingresso (cioè permessi di accedere in un territorio, per un certo periodo di tempo e per determinati fini) che agli attuali passaporti, la cui funzione primaria è di provare l'identità e la nazionalità del portatore. I primi titoli di viaggio erano legati al trasporto delle merci, infatti il documento più antico rinvenuto è una licenza di trasporto di vino, frumento e capponi del 1469 concessa dal Duca Borso a Giacomo Condolmieri di Colombaro per trasportare le merci a Ferrara


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