lunedì 18 marzo 2013

Giovanni Paolo II

Il Papa nella Valle del Belìce

Dopo il terremoto del 1968 che colpì le popolazioni della Valle del Belìce, alle ore 8,37 di sabato 20 Novembre 1978, Giovanni Paolo II con un elicottero da Punta Raisi, dove era atterrato con un DC9 della Marina Militare, si reca nei pressi di Salaparuta dove l'attende una folla di centomila persone, proveniente dai paesi vicini. A dare il benvenuto mons. Costantino Trapani e i 28 sindaci della Valle, oltre alle altre numerose autorità militari e civili.


Giovanni Paolo II tra la folla



Inaugurazione del monumento dedicato alle vittime del terremoto, in fili di rame opera del maestro Giovanni Alessi, qui nella foto



I sindaci della Valle del Belìce rendono omaggio a Sua Santità

Giovanni Alessi


Mons. Costantino Trapani, offre al papa la medaglia ricordo della visita alla Diocesi

Agrigento il 9 maggio 1993



“L’anatema contro la mafia di Giovanni Paolo II
Il Papa Giovanni Paolo II’ dopo aver incontrato in maniera privata Rosalia Corbo e Vincenzo Livatino, anziani genitori del piccolo giudice, rimase profondamente turbato. Il suo turbamento si sarebbe trasformato di lì a poco nell’anatema contro la mafia, quel “grido di dolore pubblico”, come ebbe Lui stesso a definirlo durante un’udienza pubblica a Roma in cui ha ricordato il suo appello nella Valle dei Templi.Questo il testo integrale dei passaggi più importanti:
“Che sia concordia! Dio ha detto una volta: non uccidere!
Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione… mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!”
“Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civilta contraria, civiltà della morte!”
“Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via, verità e vita.
Lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!”

Parole dettate dal Cuore e dalla Passione di un Grande Uomo, un Grande Comunicatore, un Grande Pontefice passato alla Storia così come quell’anatema e si spera così come entrerà anche nella Storia della Chiesa la Testimonianza laica di vita del Giudice Rosario Angelo Livatino che da morto parla ai giovani e alle coscienze, ancora oggi dopo tanti anni dal suo assassinio, più di quanto non fece in vita con le sue sentenze ed il quotidiano agire.


Immagini relative ad incontri con Sua Santità con concittadini
22 gennaio 1981
I vescovi di Mazara e di Agrigento in pellegrinaggio dal Papa con una delegazione delle popolazioni della Valle del Belìce

La delegazione composta dai terremotati, da parroci e sindaci sella Valle era guidata dal nostro vescovo mons. Costantino Trapani e da quello di Agrigento mons. Luigi Bommarito. Si era recata a Roma per esprimere la gratitudine al pontefice per l'interessamento avuto tredici anni prima in occasione del terremoto e per illustrare le condizioni in cui erano ancora costrette a vivere le popolazioni della Valle.

Il vescovo di Mazara del Vallo legge l'allocuzione di omaggio al Santo Padre Giovanni Paolo II


Il Santo padre intrattiene il nostro vescovo sui problemi delle popolazioni della Valle del Belìce

Piazza San Pietro
Il sindaco Nicolò Vella e don Pietro Pisciotta in delegazione 

Vaticano
Don Vincenzo Aloisi, don Giuseppe Ponte, mons. Calogero La Piana 


Il maestro Giovanni Alessi e Sua Santità

Salvatore (Turi) Milone (cittadino mazarese)
Prefetto (a capo della Direzione nazionale della Polizia Stradale) consegna a Sua Santità un casco del corpo di P.S.


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