Negli anni Cinquanta la Boxe ebbe, nella nostra comunità, molti seguaci. Grazie ad Alfonso Fortunato (noto ai più come massaggiatore del Mazara Calcio), titolare d'uno studio di massoterapia ed alcuni appassionati. Egli era un innamorato del nobile sport, che lui stesso aveva praticato da giovane.
Alfonso ebbe tre figli (la moglie credo fosse una Bucca): Franco, Erminia e Gaspare. Pittore dilettante amava raffigurare paesaggi. Era anche un appassionato pescatore con la canna, dalla riva, e aveva creato una pastura speciale che buttava prima di iniziare a pescare, grazie alla quale, pescava grosse spigole.
Nel 1950 mise su una palestra, fra la diffidenza di tutti, spendendo denaro e facendo sacrifici non indifferenti. I locali erano quelli della ex Conserviera Vaccara. Per nove anni ha operato con serietà e abnegazione. Ricordo la prima palestra, che frequentavo, in quanto si trovava in via Luigi Vaccara, di fronte casa mia, in un locale concesso dal comune. I maggiori fasti li raggiunse dell'atleta Franco Terramagra che conquistò il titolo italiano dilettanti nel 1958.
Ma nel 1959, senza i vitali contributi, la palestra non si regge più e dovette chiudere i battenti. Dopo cinque anni, Alfonso ritenta l'avventura, si rituffa nell'agone con una nuova palestra la "Mazara Ring". Gli affiliati ammontano a 40 unità con maggior vigore e riapre (sempre a sue spese). Viene affiancato in questa avventura (dal 1964 al 1968) da Benito Vento, noto negli ambienti calcistici, che ricopre la carica di presidente del sodalizio. Ma anche stavolta i contributi non arrivano. La palestra riesce ad ottenere un campione siciliano nella categoria dilettanti, Ballatore, che partecipa al titolo nazionale e alla "Coppa del Sud" in programma a Napoli.
Altri atleti lottano per i titoli provinciali e regionali. E' un susseguirsi di apprezzamenti. Nel 67 la Mazara Ring organizza ben nove riunioni con incontri a carattere regionale e nazionale. Ma sono gli ultimi bagliori di uno sport che a poco a poco si spegnerà per mancanza di mezzi finanziari. La boxe non ha trovato spazio nei bilanci comunali e l'era degli sponsor ancora non è arrivata. Ancora una volta il calcio ha vinto la lotta.
La foto che segue immortala una delle tante squadre di giovani che allora, con pochissimi mezzi ma con molta passione, coltivavano questa disciplina sportiva.
I nomi degli atleti che si ricordano ancora son quelli di Carmelo Parrinello e Pino Gagliano (anni '40), Nicola Barracco e Calamusa (anni '50). I maggiori fasti li raggiunse dell'atleta Franco Terramagra.
Altri atleti lottano per i titoli provinciali e regionali. E' un susseguirsi di apprezzamenti. Nel 67 la Mazara Ring organizza ben nove riunioni con incontri a carattere regionale e nazionale. Ma sono gli ultimi bagliori di uno sport che a poco a poco si spegnerà per mancanza di mezzi finanziari. La boxe non ha trovato spazio nei bilanci comunali e l'era degli sponsor ancora non è arrivata. Ancora una volta il calcio ha vinto la lotta.
La foto che segue immortala una delle tante squadre di giovani che allora, con pochissimi mezzi ma con molta passione, coltivavano questa disciplina sportiva.
I nomi degli atleti che si ricordano ancora son quelli di Carmelo Parrinello e Pino Gagliano (anni '40), Nicola Barracco e Calamusa (anni '50). I maggiori fasti li raggiunse dell'atleta Franco Terramagra.
Atrio Scuola Elementare Santa Veneranda
Angelo Campanella (con i pantaloncini scuri)
Alfonso Fortunato (allenatore), Benito Vento (presidente), Pino Giacalone (Pinuzzu lu marsalisi), Francesco Russotto, Luigi Ballatore, Nino Girasole
Alfonso Fortunato
1965 - la "Mazara Ring"

Alfonso Fortunato (allenatore), Pino Farsitta, Mario Critti, Enzo Marino, Andrea Sangiorgi ('u cavaleri), Salvatore Pulizzi, Benito Vento (presidente), Giuseppe Bensai, Luigi Ballatore, Stefano Palumbo, Enzo Minaudo, Marco Bianco
Tra questi atleti si distinsero Enzo Minaudo (che fu campione regionale della sua categoria), Bensai, Marino, Marrone che lottarono per i titoli provinciali e regionali.
Voglio pubblicare qui un post che gli dedicai nel 2025 sulla pagina del gruppo di sostegno al mio blog Mf
Tra i tanti personaggi “pittoreschi” che ho avuto la fortuna di conoscere nel corso della mia vita, un posto particolare, nella bacheca dei ricordi, è occupato da Alfonso Fortunato. Personaggio poliedrico, rocambolesco che ha gravitato per molti anni nell’orbita dello Sport cittadino. Se non ricordo male visse una parte della sua vita a Tunisi, sorte condivisa con tanti altri emigrati mazaresi di quel triste periodo storico. Ritornato in patria dovette necessariamente adattarsi per sopravvivere a fare vari mestieri, per poter sbarcare il lunario, dopo la poco felice parentesi africana. Rimessosi in sesto aprì un l’ambulatorio dove si praticava la Massoterapia che a quei tempi, era ancora una pratica agli albori, sito nella via Agostino di Marzo. Negli anni Cinquanta la Boxe ebbe, nella nostra comunità, molti seguaci. Egli era un appassionato del nobile sport che lui stesso aveva praticato da giovane. Mise su una palestra, fra la diffidenza di tutti, spendendo denaro e facendo sacrifici non indifferenti. I locali erano quelli della ex Conserviera Vaccara, io abitavo in via Luigi Vaccara e lui aveva affittato il locale ubicato nella viuzza stretta che costeggiava la Conserviera e che portava sul Lungo Mazaro; quindi spesso entravo a curiosare nel suo locale dove gli atleti si allenavano. Lui era molto colorito nel linguaggio durante gli allenamenti e mi è rimasta scolpita una frase che lui usava con i suoi aspiranti pugilatori con lo scopo di far si che evitassero l’impatto di un eventuale pugno diretto sul viso: “Unu e due e gira u paesiello”, Uno e due e gira u paesiello! Cioè colpisci con due colpi in successione e scansati subito. Lo ripeteva sino alla nausea. Per nove anni ha operato con serietà e abnegazione. I maggiori fasti li raggiunse nel 1958 quando un suo atleta, Franco Terramagra (panettiere), conquistò il titolo italiano dilettanti.
Ma nel 1959, senza i vitali contributi, la palestra non si regge più e dovette chiudere i battenti. Dopo cinque anni, Alfonso ritenta l'avventura, si rituffa nell'agone con una nuova palestra la "Mazara Ring". Gli affiliati ammontano a 40 unità con maggior vigore e riapre viene affiancato in questa avventura (dal 1964 al 1968) da Benito Vento, noto negli ambienti calcistici (giocò nella squadra del Mazara) che, oltre a contribuire in modo determinante alla realizzazione del sodalizio con contributi economici personali, ne ricopre la carica di presidente. Ma anche stavolta i contributi non arrivano. La palestra riesce ad ottenere un campione siciliano nella categoria dilettanti, Ballatore, che partecipa al titolo nazionale e alla "Coppa del Sud" in programma a Napoli.
Altri atleti lottano per i titoli provinciali e regionali. E' un susseguirsi di apprezzamenti. Nel 67 la Mazara Ring organizza ben nove riunioni con incontri a carattere regionale e nazionale. Ma sono gli ultimi bagliori di uno sport che a poco a poco si spegnerà per mancanza di mezzi finanziari. La boxe non ha trovato spazio nei bilanci comunali e l'era degli sponsor ancora non è arrivata. Ancora una volta il calcio ha vinto la lotta.
Non si perse d’animo e dato che aveva consolidato, durante quelle esperienze, l’arte del Massaggio, cercò di sfruttare quella sua competenza nel mondo del Calcio e si offrì inizialmente gratuitamente a destra e manca (pi mettiti un peri drintra, diceva lui) e in seguito ottenne una prima modesta retribuzione da una società minore. Poi la società sportiva di cui mio padre era un dirigente cioè l’U.S. Mazara, andava crescendo e necessitava di un massaggiatore professionista e lo chiamò a collaborare. E per lui cominciarono tempi più onorevoli dal punto di vista economico. Quando mi laureai e divenni il medico sociale della prima squadra cittadina, lui fu felice di collaborare con me, mi conosceva da molto tempo!
Fu un binomio vincente io giovane pimpante, animato da grandi propositi, e lui amante di quel faticoso lavoro che faceva con grande passione, trascorremmo un bel periodo in armonia e serenità. Intanto il tempo scorreva inesorabile, lui lavorò sin quando le forze lo sorressero, poi dovette arrendersi all'evidenza e ritirarsi. Proverbiali erano i suoi discorsi con i calciatori che lo amavano tanto, anche se gli facevano scherzi di tutti i tipi, che lui da buon “incassatore” accettava di buon grado e spesso ricambiava. A volte dopo che l’allenatore aveva discusso con la squadra, nel chiuso dello spogliatoio, sulla strategia da attuare in quella partita, e aveva finito il discorso cruciale, subentrava lui: “Picciotti ch'emu a fari aah? (Questo avveniva dopo una pregressa sconfitta), un ci pozzu riri a me muggheri, ogni vota chi la pignata vugghi,“pi stiornu, un ci calari nenti, facci u bagnu a u picciriddu. Arruspigghiamuni!"
Era una persona buona e sprizzava simpatia da tutti i pori, aveva una punta di malizia che non disturbava e che tutti accettavano amorevolmente. Ho vissuto con lui in panchina momenti indimenticabili che ricordo con grande nostalgia, e quando dovette ritirarsi una parte di me andò via con lui!
Ma nel 1959, senza i vitali contributi, la palestra non si regge più e dovette chiudere i battenti. Dopo cinque anni, Alfonso ritenta l'avventura, si rituffa nell'agone con una nuova palestra la "Mazara Ring". Gli affiliati ammontano a 40 unità con maggior vigore e riapre viene affiancato in questa avventura (dal 1964 al 1968) da Benito Vento, noto negli ambienti calcistici (giocò nella squadra del Mazara) che, oltre a contribuire in modo determinante alla realizzazione del sodalizio con contributi economici personali, ne ricopre la carica di presidente. Ma anche stavolta i contributi non arrivano. La palestra riesce ad ottenere un campione siciliano nella categoria dilettanti, Ballatore, che partecipa al titolo nazionale e alla "Coppa del Sud" in programma a Napoli.
Altri atleti lottano per i titoli provinciali e regionali. E' un susseguirsi di apprezzamenti. Nel 67 la Mazara Ring organizza ben nove riunioni con incontri a carattere regionale e nazionale. Ma sono gli ultimi bagliori di uno sport che a poco a poco si spegnerà per mancanza di mezzi finanziari. La boxe non ha trovato spazio nei bilanci comunali e l'era degli sponsor ancora non è arrivata. Ancora una volta il calcio ha vinto la lotta.
Non si perse d’animo e dato che aveva consolidato, durante quelle esperienze, l’arte del Massaggio, cercò di sfruttare quella sua competenza nel mondo del Calcio e si offrì inizialmente gratuitamente a destra e manca (pi mettiti un peri drintra, diceva lui) e in seguito ottenne una prima modesta retribuzione da una società minore. Poi la società sportiva di cui mio padre era un dirigente cioè l’U.S. Mazara, andava crescendo e necessitava di un massaggiatore professionista e lo chiamò a collaborare. E per lui cominciarono tempi più onorevoli dal punto di vista economico. Quando mi laureai e divenni il medico sociale della prima squadra cittadina, lui fu felice di collaborare con me, mi conosceva da molto tempo!
Fu un binomio vincente io giovane pimpante, animato da grandi propositi, e lui amante di quel faticoso lavoro che faceva con grande passione, trascorremmo un bel periodo in armonia e serenità. Intanto il tempo scorreva inesorabile, lui lavorò sin quando le forze lo sorressero, poi dovette arrendersi all'evidenza e ritirarsi. Proverbiali erano i suoi discorsi con i calciatori che lo amavano tanto, anche se gli facevano scherzi di tutti i tipi, che lui da buon “incassatore” accettava di buon grado e spesso ricambiava. A volte dopo che l’allenatore aveva discusso con la squadra, nel chiuso dello spogliatoio, sulla strategia da attuare in quella partita, e aveva finito il discorso cruciale, subentrava lui: “Picciotti ch'emu a fari aah? (Questo avveniva dopo una pregressa sconfitta), un ci pozzu riri a me muggheri, ogni vota chi la pignata vugghi,“pi stiornu, un ci calari nenti, facci u bagnu a u picciriddu. Arruspigghiamuni!"
Era una persona buona e sprizzava simpatia da tutti i pori, aveva una punta di malizia che non disturbava e che tutti accettavano amorevolmente. Ho vissuto con lui in panchina momenti indimenticabili che ricordo con grande nostalgia, e quando dovette ritirarsi una parte di me andò via con lui!
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