domenica 5 dicembre 2010

Andrea Sciarrino e Vita Bruno

Riceviamo dal figlio Jo

Andrea Sciarrino, terzo di quattro fratelli, nasce a El Aouina (aeroporto di Tunisi ) il 6 febbraio 1923 da genitori siciliani originari di Carini ( Prov. di Palermo). Fu il nonno paterno, Giuseppe, a stabilirvisi tra il 1890 ed 1900 nella zona variando la propria attività da commerciante di cavalli ad agricoltore. Nel 1940, all’entrata in guerra dell’Italia, tutti gli italiani tra i 17 e 50 anni residenti in Tunisia, furono deportati nei campi di concentramento, essendo questo paese una colonia francese. Andrea diciassettenne, finì a Le Kef, città situata poco lontano dal confine con l’Algeria, dove rimase per circa 45 giorni. L’armistizio siglato dalla Francia con la Germania, permise ad Andrea di fare ritorno a casa. Compiuti i diciott’anni, viene chiamato alle armi. Tra il 2 aprile ed il 13 maggio 1943, gli alleati conquistano la capitale Tunisi. Andrea, prigioniero insieme ad altri migliaia di soldati, è deportato in Algeria, sotto gli inglesi, dove svolge mansioni di meccanico e di interprete per la sua conoscenza dell’arabo e del francese. Inizialmente i prigionieri dovevano essere trasferiti in Inghilterra e negli Stati Uniti, ma dopo l’affondamento nel mediterraneo di alcune navi inglesi, era stato sospeso tale trasferimento. La fine della guerra in Italia si avvicina ed allora gli inglesi inviano i prigionieri in Italia. Imbarcato ad Algeri, scende dopo due giorni di navigazione a Napoli. Da Napoli viene condotto a Castellammare di Stabia dove rimane per circa 9 mesi e nei giorni seguenti raggiunge Selbagnone (Forlimpopoli FC). Sempre al seguito delle truppe inglesi, mentre segue in moto un automezzo militare, gli succede un incidente nei pressi di Ravenna, procurandosi la frattura di una mano. Liberato alcuni giorni dopo, chiede il trasferimento al distretto militare di Trapani, dove spera di porre fine a questo vagabondaggio per l’Italia: Andrea ha circa ventidue anni. Durante questo soggiorno a Trapani, e venuto a conoscenza che a Mazara del Vallo risiedeva un certo Vito Bruno, carrista nella battaglia di El Alamein, prigioniero conosciuto in Algeria, volle incontrarlo. E così, nel 1945, Andrea, invitato da Vito Bruno, ne conosce la sorella Tina (Vita), allora diciottenne: fu amore a prima vista. Ma la famiglia Bruno, inizialmente non vedeva di buon’occhio Andrea, detto lo “straniero”, ed inviarono la figlia Tina in campagna al fine di farla distrarre e dimenticare il suo innamorato. Ma le informazioni assunte dal padre di lei, attraverso un parente residente in Tunisia, alla Soukkra, lo convinse ad accettare la relazione e così Andrea sposò Vita Bruno il 22 novembre 1947, nella chiesa Madonna della Porta a Mazara del Vallo. Andrea , sempre in attesa di ricevere l’auspicato congedo ed il permesso del governo francese di rientrare a Tunisi, svolge diverse attività nella cittadina siciliana: da autista a motorista sui pescherecci, da bracciante agricolo ad operaio edile. Nel 1951, giunto l’auspicato congedo i coniugi Sciarrino, con due figli a carico, Giuseppe (Jo), nato nel 1948 e Silvestro, nel 1950, fanno ritorno a Tunisi. Ma la guerra ha distrutto case e raccolti, parti delle terre confinanti con l’aeroporto vengono espropriati per il suo ampliamento, e di conseguenza è costretto a cercare lavoro altrove. Nel 1952, nasce Sergio ma Silvestro, affetto di leucemia, scompare nel 1952. Nel 1957 nasce un altro figlio, Silvio, ed infine Maurizio nel 1961. Le difficoltà economiche ed un futuro incerto per i figli, fanno maturare il pensiero di lasciare la Tunisia, dopo una permanenza di tre generazioni. E così, nel mese di settembre 1962, venduto quanto possibile, la famiglia Sciarrino, composta da sei persone, si allontana tristemente da quella terra. La nave che li porterà in Italia, dopo due giorni di navigazione giunge a Napoli; a mezzo autobus, insieme ad altri “profughi”, Andrea, con la famiglia, raggiunge la località Fuorigrotta, dove, in un caserma in disuso viene alloggiato. Qui rimane per circa un mese; alla fine, sempre tramite Vito Bruno, poliziotto a Vercelli, si trasferisce nel capoluogo piemontese, lavorando per vent’anni presso la Caterpillar come meccanico.
L’Amore e la Fede sono stati gli elementi determinanti per i 60 anni di vita coniugale. Nonostante le ristrettezze economiche e le avversità incontrate, essi hanno con notevoli sacrifici, spronato i figli a conseguire un titolo di studio, prepararli alla loro strada, lasciando loro un certa quale indipendenza, vegliando e rassicurandoli quando sbagliavano.


(Foto: anniversario per i sessant'anni di matrimonio). La signora Vita è scomparsa il 04 ottobre 2008)

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