1969
Gioco drammatico in tre movimenti di Luigi Burzotta presso il "Teatro 2" di Mazara del Vallo con Piero Adelendi, Vera Mannone, Maria Pia Sammartano, Salvatore Giacalone e Nicola Cristaldi Regia di Piero Adelendi
"Una compagnia di giovani attori, nel teatro di una piccola città, sta lavorando su un’ipotesi sperimentale per la messinscena dell’opera, tra le più complesse del teatro di Pirandello, “Ciascuno a suo modo”, quando, l’ora solita per la prova, giunge la notizia che uno di loro, durante la notte si è tolto la vita nella casa di campagna, sparandosi un colpo al petto con la doppietta da caccia. Alla costernazione per la sorpresa e al pianto immediato per il dolore della perdita si aggiungono nei giorni seguenti, lo smarrimento di fronte al mistero del movente e lo strazio per i particolari del tragico evento. Giovanni è stato trovato, nella spoglia saletta, riverso su una poltroncina rustica, di fronte a un grosso tavolo con il calcio del fucile ancora incastrato nel suo cassetto. Un po’ discosto, un grammofono girava a vuoto con il braccio sul disco a fine corsa. Il colletto della sua camicia bianca, devastata dallo sparo e intrisa di sangue, presentava, curiosamente, tracce di rossetto.
Dopo alcuni giorni di arresto delle prove, pur nel comprensibile sbigottimento i giovani continuando tuttavia a incontrarsi nel teatro, per uscire dalla comprensibile paralisi, l’unico estraneo alle dinamiche affettive del gruppo, perché aggiunto di recente alla compagnia, il regista venne fuori con una proposta pirandelliana. Sostituire il fatto di cronaca al centro dell’opera che stavano provando, con il fatto di cronaca che loro stessi stavano vivendo e che li interrogava fino alle radici del proprio stesso essere. L’idea era di giocare sulla scena la complessità dei rapporti che animavano i membri del gruppo riguardo al loro comune amico, che aveva costituito l’elemento collante della coesione, l’anello principale, a volte anche l’unico, cui era legato ciascuno degli altri nella compagnia teatrale.
Per dar inizio al nuovo esperimento, bastava fissare alcune regole per il dispositivo, di cui lo stesso regista avrebbe sorvegliato il rispetto. Agire sul palcoscenico senza mai nominarlo, come se un pubblico fosse sempre presente a esigere l’osservanza della finzione scenica. Non fare più alcun cenno al macabro ritrovamento, e tenere presente Giovanni solo per l’incidenza che aveva nei loro reciproci sentimenti. Mimare sul palco e sulla passerella, come in una danza, ogni loro possibile rapporto, in un’azione scenica dalla quale egli stesso si sarebbe astenuto dall’intervenire direttamente. Il suo compito sarebbe stato quello di supporto tecnico per prevenire le esigenze legate alla scena, giovandosi dell’aiuto del custode, che si sarebbe prestato come macchinista, per gestire le luci, la musica,rumori compresi, e approntare quant’altro avrebbe richiesto, secondo il suo giudizio e a ogni momento, l’azione. Questa infine era concordata, preventivamente, solo per sommi capi e senza nemmeno stendere un brogliaccio, lasciando così ogni sviluppo al caso e al dettato dei dialoghi, che sarebbero sorti spontaneamente."
Salvatore Giacalone, Nicola Cristaldi, Pietro Adelendi
Maria Pia sammartano, Vera Mannone, Salvatore Giacalone, Nicola Cristaldi
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