LUNGO IL MAZARO
Antiche stradine
verso il fiume verde
cupo e ribollente,
di nuovo risuonano
d’accenti maghrebini.
E dalle campane mute
non ti attraversa più
il mite suono d’una volta.
Quando dall’alba di gesso
emergevano a prora
gravi e silenti
mitici eroi del mare
come i nomi sulla murata
-Ulisse ,Argonauta-
sembravano evocare.
Ma quei lampi
gialli e scarlatti
tra immobili chiglie dipinte
rincorrono ancora
una nuvola azzurra.
L’ALBERO DIMENTICATO
Se passate a Mazara
per Via dell’Acqua,
c’è una grande casa,
ora disabitata,
dov’io sono nato.
La rosea facciata
ora è grigia,
come una foto sbiadita;
le finestre non s’aprono più
al mattiniero garzone,
ma essa racchiude un giardino,
ancorchè chiuso agli sguardi,
come una suora in clausura.
E quell’albero di limone
nobile, verde e frondoso
sollievo nella calura,
compagno d’una volta
al vecchio riconoscente,
e ai giochi dei bambini,
se ne sta solo e dimenticato.
DUE MARINAI
Due marinai sul molo
amici taciturni,
come Olivieri e Orlando,
o gabbiani su uno scoglio
stanchi di volare.
Cercando un punto
all’orizzonte
ogni attesa è novità
al carico degli anni.
Ora , scampati alle bufere,
fanciulli nella sera,
inseguono le scie
che corrono sull’acqua,
sognando la grande
e piatta imbarcazione
che li traghettava
verso casa
al di là del fiume.
Vito Ingraldo
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