venerdì 31 gennaio 2014

Cronaca Nera



Giornale la Repubblica: "Mazara massacrati sulla spiaggia"
Il giallo siciliano dell' estate comincia nella notte tra il 20 e il 21 luglio, probabilmente verso le tre. La spiaggia è lunga e bianca, il faro illumina il mare africano e una collinetta di sabbia che nasconde una baia deserta. Là sotto c' è una piccola automobile verde. E due cadaveri. Due uomini giovani, un attore e un regista massacrati a colpi di pistola calibro 38 e di bastone. La contrada è Capo Feto, dieci chilometri da Mazara del Vallo, poche centinaia di metri dal gigantesco metanodotto che porta in Sicilia il gas algerino. Una storia intricata che sa tanto di mistero fin dalle otto del mattino, quando un ufficiale della Capitaneria di porto di Mazara telefona trafelato ai carabinieri: Ci sono due morti, probabilmente sono morti ammazzati.... La piccola automobile verde è una Panda. Il proprietario si chiama Giancarlo Prati, ha 45 anni, è romano, fa l' attore. E' quell' uomo con la barba lunga e nera disteso vicino al mare. La maglietta blu sporca di sangue, i jeans infangati, un biglietto da diecimila a pochi centimetri dagli occhi sbarrati. Dall' altra parte della spiaggia, accanto ad un paio di occhiali di tartaruga rotti, ecco l' altro cadavere. Un uomo piccolo e minuto, capelli arruffati, una camicia bianca ancora pulita, un portafogli di pelle marrone pieno di biglietti da visita, una carta d' identità, il tesserino dell' ordine dei giornalisti della Lombardia. Il suo nome: Luca Coppola. Età: 31 anni. Residenza: Milano, via Morgagni 1. Professione: regista teatrale e collaboratore del Corriere medico. Sono le otto del mattino e i primi carabinieri che arrivano a Capo Feto camminano sulla spiaggia intorno ai due cadaveri. Nessuna traccia di bossoli: gli assassini hanno sparato con dei revolver. Nessuna traccia di impronte: forse sono fuggiti via mare. Nessun indizio. Chi sono i due uomini? Da dove venivano? Perché sono stati uccisi? La prima voce fantasiosa che circola punta ad un' esecuzione legata ad un attentato al metanodotto algerino. E' un' ipotesi che dura lo spazio di una sigaretta. No, questo di Capo Feto non sembra proprio l' ultimo capitolo di una spy story con delitto. E allora? Passano le ore e gli investigatori seguono un' altra pista: la droga. Questa è zona di sbarchi e qui, per anni, la mafia ha caricato sui motopescherecci armi ed eroina. Ma che c' entrano quei due con gli affari dell' onorata società? Pare proprio che non c' entrino nulla. Ma quei due uomini morti si chiamano poi proprio Luca Coppola e Giancarlo Prati? E' gia mezzogiorno quando il commissario di polizia Livio Mangia trasmette al ministero e alle questure di Roma e di Milano un telex: Le vittime sono state identificate.... Due nomi che al commissario Mangia non dicono niente. Due incensurati, due che con la polizia non hanno mai avuto nulla a che fare. Le prime notizie certe su questi morti, che nessuno conosce, cominciano a circolare nel pomeriggio. Forse erano due attori, sussurra qualcuno a Capo Granitola, l' altra grande spiaggia di Mazara. Forse sanno qualcosa a Gibellina dove ci sono le tragedie classiche, le Orestiadi ..., soffia all' orecchio di un investigatore un villeggiante bene informato. Scattano le ricerche. Negli elenchi degli attori delle Orestiadi non ci sono i nomi di Giancarlo Prati e di Luca Coppola. Ma qualcuno giura che lavorino proprio lì. Dai primi di luglio. E' un mistero nel mistero: nessuno sa esattamente cosa facevano quei due uomini qui in Sicilia. Per ore e ore si cerca qualcosa, si cerca un filo che conduca al passato delle due vittime. Arrivano notizie vaghe da Milano: Sì, Luca Coppola ha collaborato con il Corriere Medico fino a qualche mese fa e frequentava anche ambienti teatrali. Arrivano notizie vaghe anche da Roma: Giancarlo Prati, secondo le informazioni dei genitori, da tre mesi vive in Sicilia ma non si sa dove. Il sole è già calato quando i carabinieri trasmettono a Palermo e a Roma una prima informativa sul delitto. Seguono soprattutto una pista: due morti per una storia passionale, maturata forse in ambienti omosessuali. Ma attenzione, è solo una prima pista, non confermata da elementi concreti. Ed eccoli, ancora, i carabinieri nel tardo pomeriggio cercare di avviare un' indagine sul mistero di Capo Feto. Eccoli tornare sulla spiaggia e ritrovare a poca distanza dall' automobile un bloster, un bloccasterzo sepolto nella sabbia. Gli assassini hanno colpito alla testa i due uomini anche con questo pezzo di ferro. Ma perché? Perché i due uomini alle 3 di notte si trovavano a Capo Feto? Perché sono scesi fin giù alla spiaggia, una baia dove non si può arrivare per caso, ma solo con l' intenzione? Avevano un appuntamento. E con chi? Sicuramente con qualcuno che conoscevano bene. E' la dinamica del delitto che lo conferma. Un incontro con gli assassini per chissà quale ragione, i primi colpi di pistola, Giancarlo Prati che cade, Luca Coppola che fugge via e viene colpito più avanti. Hanno sparato almeno in due: nove colpi in tutto. E tutti a segno. Il movente però resta almeno per ora un mistero. Forse un omicidio passionale, tenta di spiegare un carabiniere, forse una storia di sesso tra questi due uomini e chissà chi .... Ipotesi su ipotesi, piste che si confondono nel nulla. Gli interrogativi si accavallano per un giorno intero: chi sono? Da dove vengono? Poi succede qualcosa che noi cronisti non sappiamo. E' una telefonata che apre una strada al colonnello Montanti e al tenente Cieri, gli ufficiali che seguono l' indagine. Sono ormai le 7 del pomeriggio e il colonnello parte a tutta velocità verso Tre Fontane, una borgata marinara ad una ventina di chilometri da Mazara. Dove va il colonnello? Perché tutta questa fretta? La risposta arriva solo un quarto d' ora dopo: i carabinieri hanno scoperto dove vivevano Luca Coppola e Giancarlo Prati. E' una casetta gialla ad un piano in una via senza nome che porta da una parte al mare e dall' altra in un vigneto. Due stanze, un cucinino, un bagno. Dal 2 luglio Giancarlo Prati e Luca Coppola vivevano qui. Sì, ho affittato la casa al signor Prati, dice Antonio Pernice, il proprietario, ma l' ho visto una volta sola. Una persona a modo, mi è sembrata proprio una persona perbene. Mi ha detto che lavorava ogni sera a Gibellina e che tornava sempre a notte fonda. Doveva fermarsi qui fino ai primi di agosto. La via che porta alla casetta gialla è deserta. Accanto c' è una villetta di pietra grezza. Dentro due ragazzi e due ragazze. Conoscevano tutti Prati e Coppola. Rispondono in coro: Gentili, ma molto riservati, nell' ultima settimana hanno ricevuto solo due visite. Il primo era un signore che si è qualificato come giornalista di una emittente privata di Trapani. La seconda era una donna con un bambina molto piccola. Ha detto che aveva lavorato per alcuni anni alla Rai di New York e che adesso era qui. In vacanza? non lo sappiamo.

Da Repubblica: I grandi misteri di Mazara
La barca doveva essere lunga almeno venti metri. Un battello capace di attraversare senza problemi il Canale di Sicilia e approdare sull' altra sponda del Mediterraneo. A Lampedusa? A Pantelleria? A Capo Bon? Non si sa. Di certo Luca Coppola voleva una grande barca per affrontare un lungo viaggio per mare. Il giovane regista già da qualche giorno era alla ricerca. Parlava giù al porto con i pescatori, gironzolava sui moli del viale Fata Morgana, aveva contattato dei marinai anche a Capo Feto. E sabato 16 luglio Luca Coppola sale a bordo di una piccola nave ancorata nella baia dove arriva il metanodotto del gas algerino. Che fa il giovane regista sul ponte di questa nave? Fa una proposta ai quattro marinai: vuole l' imbarcazione per qualche settimana. E dice subito che non ha problemi di soldi, che deve fare un lungo giro nel Mediterraneo con alcuni amici. I marinai alzano le spalle e gli rispondono che la nave è di una società petrolifera. L' affare non è possibile. Poi Luca Coppola se ne va, forse alla caccia di un' altra barca. E' questo l' ultimo capitolo del giallo di Mazara del Vallo. Un altro capitolo oscuro. Sì, questo intrigo di Capo Feto ogni giorno riserva una sorpresa. Ogni giorno salta fuori un particolare, una notizia, un fatto nuovo che si aggiunge ad una storia che non sembra avere né capo né coda. Due uomini, due amici in vacanza quaggiù in Sicilia, massacrati tra le dune di sabbia in un' esecuzione che ricorda tanto i regolamenti di conti tra bande. Così sono morti Giancarlo Prati e Luca Coppola, un attore e un regista che tutti ricordano come gente perbene, gente che con traffici e picciotti di mafia non avevano proprio nulla a che fare. Ma sono stati giustiziati. Perché? Gli investigatori tirano fuori ogni mattina una nuova pista. Il primo giorno era un delitto passionale perché i due, che erano gay, potevano aver incontrato sulla spiaggia di Capo Feto dei ragazzotti tanto esuberanti da uccidere a colpi di 38. Il secondo giorno ecco la pista droga costruita sul nulla: le vittime non erano tossicodipendenti ma quel pezzo di spiaggia dove li hanno ritrovati è frequentata da spacciatori e balordi. Il terzo giorno c' è chi parla addirittura di una rapina. Sono piuttosto i particolari, in mancanza d' altro, che devono far riflettere gli investigatori. Una di queste piccole cose apparentemente insignificanti è ad esempio il ritrovamento della patente di Giancarlo Prati. E' il primo documento d' identità dell' attore che i carabinieri trovano. Ma adesso non vogliono dire dove era finita questa patente. Non c' era sulla spiaggia bianca di Capo Feto, non c' era nemmeno nella casetta dove abitavano le due vittime. E' stata trovata in un altro posto, assicura chi indaga. Poi si scopre che qualcuno, dalla patente di Giancarlo Prati ha tolto la fotografia. Anche questo è un piccolo mistero. E' come se gli assassini si divertissero a complicare le cose, a depistare da una parte e dall' altra lasciando incomprensibili tracce. A proposito di tracce, tante, tantissime ne ha lasciate pure Giovanna Di Bernardo, una attrice di teatro molto amica delle vittime. La donna adesso è scomparsa. C' è chi dice che la chiave del delitto di Capo Feto sia proprio questa signora di 39 anni, minuta, elegante, vicina a Giancarlo Prati dal 1970, da quando ha lavorato con lui in qualche teatro di Roma. Figlia d' arte, sposata dicono con un miliardario americano, Giovanna Di Bernardo è sicuramente una delle ultime persone che ha visto vivi i suoi amici. Poi è svanita. Abbiamo cercato di ricostruire meticolosamente i suoi movimenti tra sabato 16 luglio e mercoledì 20, il giorno quando Luca Coppola e Giancarlo Prati sono stati assassinati. E' il 16 luglio quando Giovanna Di Bernardo arriva a Mazara. Con lei c' è la madre, Paolo Veneroni, e il figlio, Morgan O' Hara, un bambino di 8 anni. Dalla testimonianza di alcuni ragazzi che abitano a Tre Fontane, la contrada dove Prati e Coppola vivevano dal 1ø luglio, Giovanna Di Bernardo fa visita ai suoi due amici. Entra nella casetta e scambia subito qualche battuta con i giovani vicini. Non dice come si chiama ma parla del più e del meno. E si presenta così: Sono qui in vacanza...Ho lavorato per qualche anno alla Rai Corporation di New York.... E' una stranezza. Quando i carabinieri interrogano i vicini di casa questo è il primo particolare che loro ricordano. Giovanna Di Bernardo dorme con madre e figlio per tre notti all' Hopps Hotel di Mazara: sui registri risultano i loro nomi nei giorni 16, 17, 18 luglio. Se ne vanno il 19 mattina, destinazione Palermo, hotel Villa Igiea. Ed ecco il primo rebus: c' è chi giura che con loro ci fosse, oltre a Giancarlo Prati, anche Luca Coppola. Ma sui registri di Villa Igiea il nome di Luca Coppola non c' è. Prima ipotesi: Giancarlo Prati lascia l' amico a Mazara e va a Palermo. Primo interrogativo: se Luca Coppola non è andato a Palermo perché nel suo portafogli di cinghiale i carabinieri hanno trovato poi una memoria di spesa della Visa firmata da Giovanna Di Bernardo a Villa Igiea? Com' è possibile che la donna paghi il conto con la sua carta di credito e poi consegni la memoria di spesa all' amico che, a sua volta, porterà la ricevuta a Mazara passandola a Luca Coppola? Certo, è un po' strano. Seconda ipotesi: Luca Coppola è in compagnia dei suoi amici a Palermo. E allora perché nessuno li ha registrati in albergo? Ha dormito altrove? E dove? Ufficialmente Giancarlo Prati, Giovanna Di Bernardo, il bambino e Paola Veneroni prendono due camere. Nella prima dormono l' attore e la sua amica, nella seconda nonna e nipotino. Passano la notte a Villa Igiea e la mattina del 20 chiedono alla reception se possono tenere le camere fino alle 16. La risposta è sì. Nel primo pomeriggio tutti riposano ma Giovanna Di Bernardo scende nella hall e chiede una cabina. Poi fa due telefonate. Parla in inglese, a voce alta, sembra irritata. E' un altro strano particolare: perché la donna ha bisogno di scendere fin nella hall per telefonare? Perché non chiama direttamente dalla sua camera? Forse Giancarlo Prati non deve sentire la comunicazione. Chissà. Alle 16 in punto tutti insieme lasciano Villa Igiea. Due ore dopo sono a Punta Raisi: alle 19,10 Giovanna Di Bernardo, la madre e il figlio Morgan sono sull' aereo per Roma. Giancarlo Prati, alla stessa ora, telefona a Roma ad un amico, Massimo Popolizio. E' sereno, scherza, gli dice: Giovanna è partita qualche minuto fa... Perché non vieni, quaggiù è bellissimo. Da questo momento nessuno sa più dove è finita Giovanna Di Bernardo. Minuto più minuto meno sono le 19,30 di mercoledì 20 luglio, sei ore e mezzo prima del massacro. Giancarlo Prati con o senza Luca Coppola torna a Mazara del Vallo. All' una di notte tutti e due sono seduti al bar Delizia in piazza Lokarta. Dei ragazzi li notano ad un tavolino proprio alle loro spalle. Poi l' attore e il regista se ne vanno. I primi ad incontrarli, il giorno dopo, saranno i carabinieri. Sulla spiaggia di Capo Feto, morti ammazzati.dal nostro inviato
Attlio Bolzoni, 24/7/1988

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