Gruppo Filodrammatico del liceo classico " G.G. Adria"
1954 - La Giara di Pirandello
Angelo Hopps, Dino Asaro, Giovanni Barracco, Gaspare Bianco, Gaspare Ingargiola, Pietro Ferrantelli, Diego Di Liberti, Michele Mandirà, Pino Inzerillo, prof. Rosario di Bella (Lettere), Vincenzo La Tera, Navarra, Giacomo Mandina, Lia Abbagnato, Anna Patti, Elisa Certa, Nella Nuccio, Maria Masi, Peppuccia Foraci, Franzina Messina, Pilly Manzo
Regia: prof. Saro Di Bella, aiuto regista Gaspare Paladino, sceneggiature di Giuseppe Giardina
Un ricordo dell'aiuto regista:
La scena iniziale vedeva in primo piano M'pari Pè mentre si sentiva una cantilena di voci femminili. M'Pari Pè, rivolgendosi alle donne fuori scena, pronunziava la nota frase : "Oh! Toppe senza chiave! e tu costà, moccioso! Piano, corpo di.. badate al carico!" Entravano in scena Nociarello e le donne che avevano smesso di cantare dopo la reprimenda di 'Mpari Pè. La prova di questa sola premessa dell'opera pirandelliana durò, prima di andare in scena, per una trentina di volte con la speranza di far adottare una modulazione della voce a 'MPari Pè che non fosse una ridicola cantilena. Ma l'odierno Notaio Barracco non era in grado e disperato alla fine mi rassegnai e l'opera andò in scena lo stesso. Durante una "contrananza", al suono di una jolla, alla fine della commedia, attorno alla giara, dove dimorava sornione Z' Dima, la scenografia del fondale dipinta da Peppe Giardina si lacerò e piano piano si avviava a finire per terra mettendo a nudo il palcoscenico con le sue attrezzature. Per fortuna avevo disposto dietro la scenografia una grande lampada rotonda che attraverso le fronde di un albero spandesse la sua luce come se fosse la luna. Feci spegnere immediatamente tutte le luci sul palco mentre "la contrananza" continuava al lume di quella sola lampada. L'effetto fu suggestivo il pubblico non si accorse di niente e mentre le donne e gli uomini cantavano: ...."ma taliati chi maravigghia na' fimmina lassa e nautra pighia....." don Lollò allungava un calcio alla giara e da questa, che si rompeva, venne fuori ( veramente malconcio per la botta) Dino Asaro che era il vecchio storto come un albero d'ulivo saraceno cosi come descritto da Pirandello. Il pubblico scoppiò in un grande applauso mentre il sipario di velluto rosso si chiudeva velocemente e si accendevano le luci della sala. Fu un grande successo.
1956
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